La chiesa di San Vitale a Parma sorge nel centro della città, ai margini di Piazza Garibaldi, l’antica Piazza Grande sede di tutti i principali edifici del potere civico. Il primitivo oratorio, di orgine medievale, aveva un orientamento diverso rispetto alla chiesa attuale, con l’abside rivolta verso la piazza e il corpo longitudinale parallelo all’attuale Strada della Repubblica, l’antico decumano della città romana.

Vitale fu un soldato milanese di fede cristiana la cui vita si colloca nel III secolo d.C. In qualità di soldato, ebbe il compito di scortare il giudice Paolino da Milano a Ravenna. Paolino, una volta arrivato a Ravenna, condannò a morte il medico ligure Ursicino che si era dichiarato cristiano. Vitale, che era nel corteo che stava scortando Ursicino, rimase vicino al medico per confortarlo e incoraggiarlo, aiutandolo ad affrontare i supplizi e la morte e provvedendo alla sua sepoltura. Facendo questo Vitale si rivelò pubblicamente cristiano e venne martirizzato. A Ravenna gli venne dedicata nel VI secolo la Basilica di San Vitale, sito Unesco di incredibile splendore.

Nel 1644 la chiesa divenne la sede definitiva della Compagnia del Suffragio, congregazione deputata a pregare Dio per la salvezza delle anime tormentate del Purgatorio. Questo evento comportò la necessità di modificare l’edificio per poter ospitare un maggior numero di fedeli e nuovi arredi liturgici.
I lavori di ricostruzione terminarono nel 1658, anno della sua consacrazione, e diedero alla chiesa di San Vitale l’aspetto e l’orientamento odierno, con facciata parallela all’asse viario principale.

Il personaggio di spicco di questo periodo è sicuramente Carlo Beccaria, priore della Compagnia, tesoriere della famiglia Farnese e grande amante dell’arte. Grazie alla sua opera di committente la chiesa verrà arricchita di opere d’arte, tra le quali spicca la cappella del lato sinistro del transetto, dove domina il solenne e imponente Monumento Beccaria (1666-1669).

Il Monumento Beccaria, alto più di 12 metri, rappresenta uno dei vertici della scultura barocca in Emilia. L’arte barocca è esibita e spettacolare, riflesso dell’inquietudine che pervade un’epoca in cui vennero messe in discussione le certezze rinascimentali. Le immagini non sono create per conoscere meglio ciò che si rappresenta: il fine dell’opera d’arte è quello di impressionare, commuovere, spingere il fedele alla preghiera, accrescere la gloria e il prestigio di Dio sulla Terra. Nell’arte barocca tutto si complica, dominano gli effetti di contrasto, il chiaroscuro, i giochi prospettici, gli effetti teatrali che devono suscitare nello spettatore emozione e stupore.

Materiale molto diffuso in questo momento artistico è lo stucco, col quale venne realizzata tutta la decorazione scultorea del monumento, eseguita magistralmente dai fratelli Leonardo e Domenico Reti, i migliori artisti in quel periodo.
Beccaria volle dedicare l’opera alla Madonna di Costantinopoli, protagonista del dipinto posto sopra all’altare mentre prega a braccia aperte tra le figure di San Felice di Valis e San Giovanni di Matha, per proteggere tutti i cristiani che si trovavano prigionieri dei turchi. In quegli anni infatti l’impero ottomano raggiungeva l’apice del potere minacciando continuamente i territori europei.
La liberazione dalla schiavitù dei prigionieri cristiani è in chiaro collegamento con la supplica per la liberazione dalle pene del Purgatorio, scopo principale della Compagnia di cui il Beccaria era priore. Questo è il tema principale di cui ci parla il monumento, insieme a una chiara celebrazione del committente e della sua famiglia: oltre agli stemmi della casa Beccaria nei quattro pennacchi della cupola, notiamo che le sembianze del beato Tesauro Beccaria, che accoglie lo spettatore sulla parete sinistra della cappella, sembrano ispirate a quelle del committente Carlo.

Attraverso le opere d’arte e gli arredi liturigici, come la pala dell’altare maggiore firmata da Sebastiano Ricci che raffigurava San Vitale e San Gregorio Magno che intercedono per le anime del Purgatorio (purtoppo portata in Francia nel 1803 durante le requisizioni napoleoniche, dove si trova ancora oggi, nella chiesa di Parigi intitolata ai Santi Gervasio e Protasio, i figli di San Vitale), la chiesa di San Vitale divenne un vero e proprio tempio dedicato al suffragio per la liberazione di tutte le anime schiave in terra e nell’aldilà.

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